Oggi, in pieno caos pop, fa piacere ritrovare la vocalità personalissima
e molto intima di Rino Salviati, un altro artista del canto romano che ebbe
grande e meritato successo negli anni compresi tra l’immediato dopoguerra e
l’inizio degli anni sessanta. E ci limitiamo a dire “anni sessanta” solo perché
fu in quel periodo che ci venne “rubato” dal mercato estero che se lo tenne ben
stretto fino alla fine della carriera. Nato a Montelibretti, nelle immediate
vicinanze di Roma, cominciò ad esibirsi ancora giovanissimo ed entrò a fra parte
dei corsi di perfezionamento dell’EIAR alle soglie della guerra, che per sua
fortuna e per le doti artistiche dimostrate egli riuscì a trascorrere alla Radio
di Trieste. Rientrato a Roma subito dopo la fine delle ostilità, iniziò ad
esibirsi nei varietà e negli avanspettacoli della città, accumulando un periodo
di vera e propria gavetta di grande importanza, entrando a far parte
inizialmente della Compagnia di riviste di Nino Taranto e poi, pian piano come
nel suo stile, di tutte le altre importanti, registrando anche dischi per La
Voce del Padrone, che era la più importante e diffusa etichetta discografica
italiana dell’epoca. Talvolta cantava con l’accompagnamento delle orchestre,
invero spesso - se non quasi sempre – accompagnandosi da solo con la propria
chitarra, che aveva iniziato a studiare col celeberrimo Di Ponio. Approfittando
del cast di Emigrantes (fu voluto nel film personalmente da Aldo
Fabrizi), rimase in Argentina tre anni per studiare alla perfezione il suo
strumento, che al ritorno in Italia non abbandonerà più e che gli varrà successi
memorabili ovunque. Non dotato di una voce forte per volume, aveva però il dono
dell’estensione, del “chiaroscuro”, della sfumatura sonora, dell’espressività
più profonda. Certo, era un cantante da ascoltare in religioso silenzio per
godere appieno delle sfumature che esibiva con purezza e sicurezza: ma la gioia
che riusciva a trasmettere e l’emozione che il suo “suono” faceva correre tra
gli ascoltatori furono quasi uniche. Rino
Salviati (che vive a Roma) malgrado i suoi…anta talvolta ama regalare ancora le
gioie della sua arte specialmente in concerti per gli ammalati ed altre
occasioni di pari rilevanza sociale: la pubblicazione del TIMAClub arricchisce
un volumetto che contiene una presentazione critica, una biografia molto ampia e
ricca sotto la forma di una interessante intervista, la discografia completa con
tutti dettagli necessari e alcune fotografie. La selezione musicale che riempe
il CD di accompagnamento è molto ampia (quasi 80 minuti di musica), e comprende
sia il primo brano da lui inciso per una oscura Casa discografica napoletana
nel 1946 che alcune canzoni di grande successo, sia canzoni popolari romane che
famosissime melodie risorgimentali registrate privatamente solo pochi anni fa. E
tutte ci restituiscono quella gioia del canto che fu la sua prerogativa
migliore, insieme ad una profondità di sentimento che riesce a sgorgare anche
dalla fredda registrazione discografica (per tutte citiamo la stranota
Serenata sincera di Neri e Derewitsky, forse qui nella più bella ed
emozionante esecuzione che se ne conosca). |