Quando apparve all’orizzonte della canzone italiana
nel 1939, Alberto Rabagliati rappresentò da subito un vero punto di
rottura con gli stilemi in atto nel settore. Le celebri prime incisioni
realizzate per la casa discografica dell’EIAR, la nota CETRA,
Maria-La-O e Tabù entrambi di Ernesto Lecuona e Rumba azul
– Chi-qui-chi-qui, se da una parte mostrarono (italianizzandoli)
i trascorsi artistici e discografici di Rabagliati con il gruppo dei
Lecuona Cuban Boys coi quali aveva girato il mondo per un
quinquennio, insieme a Santa di Agustin Lara e soprattutto a
Mi ricordi ancor, un fox che derivava dalle grandi riviste
americane (questa in particolare dalla Big Broadcast of 1938
proiettato anche nei cinema nostrani) servirono a portare non solo una
ventata d’aria fresca anche per il modo di cantare, del tutto nuovo,
unusuale per noi, palesemente occhieggiante (se si può usare l’occhio
per misurare cose riguardanti l’orecchio…) quanto era ancora proibito in
Italia, ossia la musica americana ed in particolare il jazz.
Dire che la carriera di Rabagliati esplose,
alla lettera, dai grammofoni prima e dalla radio subito dopo è dire cose
ovvie: dalla sua parte c’era un’indubbia bravura, ma soprattutto un
timbro vocale unico, simpatico, che attraeva il gusto femminile come il
miele attira l’ape. In una rara intervista che inseriremo nel secondo
numero che intendiamo dedicargli, Rabagliati racconta in prima persona
questo particolare tipo di popolarità, ben narrata anche nelle
interviste a stampa concesse dopo la fine dell’attività.
Nato a Milano nel 1906, si diplomò in un
Istituto Tecnico del capoluogo lombardo, imparando contemporaneamente a
suonare il violino e dedicandosi con scarsissimi risultati anche allo
sport come corridore ciclista. Nel 1926 decise di partecipare al
concorso indetto in tutta l’Europa dalla 20th Century Pictures
americana per cercare l’erede del mitico Rodolfo Valentino, vincendolo
inaspettatamente: ma i quattro anni trascorsi ad Hollywood non gli
portarono alcun vantaggio, tanto che – costretto a tornare in Italia –
si mise alla ricerca di un qualsiasi lavoro entrando casualmente nel
gruppo dei Lecuona Cuban Boys che lo porteranno con loro in giro
per il mondo, facendolo esibire come violinista e come cantante solista.
Inciderà così i primi dischi all’estero e solo due o tre di questi
saranno venduti in Italia senza che alcuno si accorga di lui, fino al
1939, quando con l’aiuto di Pippo Barzizza registrerà il primo gruppo
fortunatissimo di dischi italiani per la CETRA, che ricalcheranno
i suoi successi sudamericani coi Lecuona Cuban Boys:
Maria-La-O lo proietterà in primissimo piano e la sua carriera come
cantante esploderà – letteralemnte – da un giorno all’altro proprio
grazie a queste sue incisioni.
La radio lo renderà immediatamente popolare e
gli concederà di eseguire quelle musiche americane generalmente proibite
dal Regime fascista: parteciperà a riviste radiofoniche e teatrali
(sempre sotto l’ambito CETRA-EIAR) anche dopo la fine della guerra
esibendosi spessissimo anche per la nascente televisione (ma già nel
1939 aveva partecipato ai suoi primissimi esperimenti).
Le 40 canzoni contenute nei due CD che
accompagnano il numero 20 della nostra rivista presentano esecuzioni non
molto note di Rabagliati, insieme però ad altre ancora canticchiate da
parecchie persone: per ultima Scoubidou, composta da Sacha Distel
e registrata da Rabagliati per uno dei 45 giri di plastica inclusi nel
settimanale Il Musichiere, che nacque sulla scia del successo
dell’omonima trasmissione televisiva condotta da Mario Riva. Ma per
prima quel Maria-La-O incisa con i Lecuona Cuban Boys che
lo fece conoscere in tutto il mondo… tranne che a casa sua!
Come si può ben vedere, Coubanakan è ripetuto: desideravamo
infatti che l’ascoltatore notasse come Angelini fosse solito modificare
un originale estero per adattarlo alle qualità peculiari del suo
esecutore. Così dovrebbero risultare evidenti le differenze tra uno
spirito musicale latino ed uno italiano. Spiccano poi le esecuzioni in
inglese di canzoni americane, registrate nel 1940. Il fatto parla da
solo: provate a cercare nel catalogo CETRA del periodo qualche altra
incisione del genere fa parte di qualche altro cantante… ma Rabagliati
era Rabagliati, no? |