Chiunque si interessi un po' della storia
dell'esecuzione della canzone sa che almeno
per i primi venti anni del 1900 questa fu
nelle mani dei tenori o comunque di voci
impostate liricamente. O meglio: fino alla
prima guerra mondiale per lo più esse vennero
scritte per i grandi cantanti che poi incidevano
il relativo disco (poco fonografiche - tra
l'altro - risultarono le voci dei canzonettisti
di varietà o del café-chantant, uomini e
donne), e dopo il 1920 e fino al 1930 ebbero
il loro momento migliore appunto le voci
liricamente impostate, con un repertorio
che abbracciava tutti i generi, dal drammatico
al comico fino al sociale di Ferriera o alle
disavventure di un qualunque orfanello. Con
un connubio e con un successo tali da far
risultare spesso inscindibile il nome dell'esecutore
dal titolo o addirittura dal genere: tanto
che oggi è impensabile almeno per me ascoltare
un'ottima esecuzione del Tango delle capinere che non sia - ad esempio - quella di Daniele
Serra. Tanto per fare un nome, d'accordo,
ma che la dice lunga sul fatto che ancora
oggi risulti a chiunque molto gradevole l'ascolto
dell'esecuzione di un'adatta melodia da parte
di una squillante voce di un qualsiasi tenore
lirico. E nel settore del disco, dal 1900
ad oggi molte sono state le voci liriche
o paraliriche che hanno lasciato ai posteri
adeguata documentazione fonografica delle
loro capacità di esecutori di canzoni o di
melodie. Oggi il genere ha la sua stella
in Bocelli, come si sa, dopo che Luciano
Pavarotti, Domingo e Carreras hanno riproposto
per trent'anni per lo più i successi di Gigli o di Schipa, ossia melodie vecchie di oltre mezzo secolo:
ma prima del loro - e a far da ponte tra
le glorie storiche di Daniele Serra e i nuovi
fasti di Bocelli - ci fu LUCIANO VIRGILI, nato ad Ardenza di Livorno nel 1922, e
proprietario di una delle più belle voci
impostate liricamente che la canzone italiana
abbia mai avuto: conterraneo del celebre
tenore Galliano Masini, si valse dei suoi
preziosi consigli per perfezionare una tecnica
di canto già agguerrita che in breve tempo
fece conoscere il suo nome un pò ovunque
finché anche le importanti Case discografiche
italiane come la Columbia e La Voce del Padrone si accorsero della sua bravura e della sua
crescente popolarità. Perché oltre ad essere
proprietario di una voce sonora e straordinariamente
simpatica ed accattivante, spesso sensuale
e malinconica, era anche un bell'uomo, alto
quasi un metro e novanta, elegante in abito
da sera, e che dunque giustamente riusciva
ad avere ai suoi piedi non solo il pubblico
femminile più giovane, ma anche - e soprattutto
- quello delle donne che come lui avevano
subìto il terribile conflitto mondiale ed
ora cominciavano a trovare una nuova libertà.
Il miglior momento della sua attività fonografica
è compreso tra il 1950 ed il 1960, in un
fertile decennio che vide nascere anche il
disco a 33 giri e soprattutto quello a 45
giri, veicolo pubblicitario di inimmaginabile
portata. Subito dopo quello di Carlo Buti
si può affermare che il suo nome sia stato
quello più amato dagli emigrati italiani
d'America, dei quali divenne un vero e proprio
idolo: tanto da stabilirsi in USA tra il
1964 ed il 1971 insieme alla sua famiglia.
La rivista contiene la prima parte della
sua discografia (qui dedicata ai dischi a
78 e a 45 giri) ed ha allegato un disco Compact
con 20 successi incisi tra il 1950 ed il
1957: tra questi ricordiamo Carcerato, Malafemmena
e la sua versione italiana di Too young,
(Troppo giovane) di grande bellezza e delicatezza
espressiva.
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